Prima della battaglia (4)

Era un chiaro segno di apprezzamento, e contemporaneamente un invito ad essere più deferente nei confronti dei superiori, che Belladonna colse in tutto il suo peso. Fece un profondo respiro e contemporaneamente raccolse tutta la forza del potere, protetto da Rebon che, lo sentiva, era ancora in posizione di attesa fuori della porta, ed a quella protezione si univa qualcosa di nuovo e diverso. Riservandosi di approfondire successivamente la novità, l’Elfa raddrizzò la schiena e fissò di nuovo la Regina negli occhi: “Con il permesso di Vostra Maestà, nelle mie compagnie ci sono alcuni graduati originari di queste terre. Ho parlato con loro, e mi hanno descritto la boscaglia, i torrenti e le piccole valli che rendono questa zona ingrata per l’agricoltura, ottima per caccia. Anche per la caccia all’Elfo”, si permise di aggiungere con un sorriso.
“E tu impegneresti un’armata sul sentito dire di lavoratori infedeli?”, intervenne il generale Samel. “Non credo tu abbia mai messo piede da queste parti, e comunque puoi immaginare che sentieri da bracconieri non siano posti per far combattere i lancieri!”. Il tono del generale era fin troppo indignato; Belladonna si rese conto che Samel doveva la sua promozione al generale Deron e del genarle Deron condivideva le idee, o almeno fingeva per riconoscenza. Rebon la aveva avvertita della decisione della Regina di armare i contadini, a cominciare dalla Provincia Redenta, e dei rischi che correva affidandosi alla protezione di una donna incostante e facilmente preda di attacchi di rabbia, e che aveva già una volta deciso di affidarla ai suoi boia fino ad inviare degli uomini a catturarla; al momento, solo uno sbalzo di umore della Regina, soddisfatta per il successo della missione a nord della Frontiera e per le vittorie con larga messe di prigionieri Elfi la proteggeva dalla furia e dal suo desiderio di vendetta per ragioni che non le erano chiarissime. Questo, e Rebon, che continuava a diffondere all’interno della stanza le ondate di un potere rafforzato. Belladonna riuscì anche a capire che il piccolo e fedelissimo lanciere stava utilizzando anche il potere della Barbara che aveva, su nel Nord, portato il primo messaggio di Hidenseek e che, con la sua compagnia, assieme ad uno stormo di cavalieri, si era aggregata all’armata; il suo nome, Lana Mastdottir, era francamente impronunciabile per qualunque suddito della Regina Nera, ed aveva accettato di farsi chiamare Lanas. Belladonna aveva da ultimo posto le Barbare ai suoi diretti ordini e promosso Lanas nel suo stesso Stato Maggiore. La Barbara doveva essere lì fuori, abbastanza vicina da aiutare Rebon.

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Prima della battaglia (3)

Il duello tra i poteri e tra gli sguardi durò ancora qualche piccola clessidra, poi la Regina abbassò le palpebre sugli occhi viola e richiuse il potere come un pugno, ammettendo la sconfitta e invitando Belladonna a rialzarsi con un cenno del mento. Tutti i presenti ne rimasero scossi, ed il primo a riprendersi fu Deron, ufficiale compatto e tetragono ad ogni forza estranea a quella militare.

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Prima della battaglia (2)

In realtà la Regina Nera aveva ordinato, nell’immediatezza della notizia ed al colmo della furia, di sottoporre ad interrogatorio rigoroso tutte le persone presenti nel palazzetto occupato da Wissen; non era una cosa da prendersi alla leggera, in genere, avesse confessato o meno, alla fine dell’interrogatorio chi lo subiva non aspettava altro che gli venisse tagliata la gola per interrompere le sofferenze, cosa che i boia della Regina erano contenti di fare dietro pagamento da parte dei parenti più stretti ancora liberi ed in possesso dei propri beni. A parte la Strega sua moglie, però, nel palazzetto della Favorita vi erano solo le puttane in stato di avanzata gravidanza, che erano per di più incatenate ai letti. Quella mattina, i pochi uomini e le donne di fatica che costituivano il modesto gruppo di lavoratori a disposizione del cerusico non erano presenti: mastro Wissen aveva concesso loro una giornata di libertà perché per tutto il giorno precedente e gran parte della notte erano stati impegnati nei preparativi di una nascita con il nuovo sistema del taglio orizzontale, nell’esecuzione della stessa e nella sistemazione e pulizia successiva. Insomma, la nascita era stata portata a conclusione con successo, la puttana era viva e così il figlio, un maschio dalle dimensioni insolitamente grandi, e tutti erano andati a festeggiare occupando spensieratamente il bordello più vicino a spese della Corona.

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Prima della battaglia (1)

In cima ad una collinetta, ad una giornata di marcia dalla capitale del Regno Nero, il generale Deron aveva posto il proprio comando, approfittando di una vecchia casa patrizia abbandonata da tempo. Intorno, si era accampata la sua armata, composta dalla Guardia, le forze richiamate da Castel Gelo e le riserve di Castello Tonante. Grazie ai falchi della Regina aveva abbastanza chiaro il quadro della situazione, e non ne era soddisfatto, dal momento che una armata Elfica si stava avvicinando e sembrava superiore per numero ed armamento. Nemmeno l’annunciato arrivo dell’armata di Belladonna, con i veterani temprati da una campagna al Nord ed i rinforzi del Regno dei Boschi, poteva mutare la situazione.

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Avanzata (8)

La puttana trattenne un lamento quando sentì l’olio, caldo ma non bollente, scorrerle sul corpo, sulle mani legate e sulle braccia, sul piede imprigionato dalla stessa corda delle mani e sulla gamba.

“Non temere, non voglio darti fuoco”, disse la Bastarda. “Certo, sarebbe divertente, ma il re ha deciso che ti vuole ancora e questo ti mette al riparo da tante cose. Non da tutte, però: al contrario di quegli stupidi soldati che hanno cercato di domarti, io so bene come punire una puttana senza lasciarle addosso neanche un segno, e ti avverto, se ce ne sarà bisogno lo farò, e per te non sarà affatto piacevole. Stai ferma e zitta, adesso”, concluse.

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