Accordi sottoscritti (28)

Belladonna pensò in fretta, scoccò un’occhiata a Rebon e finalmente rispose: “La mia padrona, la Regina Trionfatrice, è disposta a consentire alle Sorelle, se saranno suddite fedeli, devote e sottomesse, di praticare i rituali di accoppiamento e di addio purché in piccoli gruppi e sotto il controllo del suo governatore o di ufficiali all’uopo designati; è disposta a consentire che gli archivi delle Sorelle restino nella città che il governatore deciderà essere sede dell’amministrazione, purché gli stessi vengano fedelmente copiati, parola per parola e foglio per foglio, e le copie vengano trasmesse agli archivi reali; è infine disposta a consentire alle Sorelle, sempre se saranno suddite fedeli, devote e sottomesse, di praticare i riti di commiato, ma soltanto in numero che ogni stagione verrà dalla Regina decretato e dal governatore comunicato, e sempre sotto il controllo ed in presenza del governatore o di ufficiali all’uopo designati. Queste concessioni avranno la durata massima di dodici stagioni, e solo in caso di condotta ineccepibile delle Sorelle, e saranno revocate in caso di mancanze e inefficienze anche di una sola Sorella nei confronti della Regina, del Regno e delle Terre Conosciute”.

L’Elfa, appena pronunciate queste parole, se ne pentì. Ogni concessione apriva uno spiraglio nel quale le Streghe avrebbero potuto infilare un cuneo per chiedere ancora e ancora garanzie e trattamenti di favore, dilatando all’infinito i tempi della trattativa.

E infatti la giovane Strega rispose: “La tua padrona, la Regina, si dimostra fiera ma clemente nella vittoria. Le Sorelle ne sono felici e giurano qui che daranno correttamente corso agli obblighi del trattato che stanno per sottoscrivere. Per mio tramite, mia signora, ti chiedono altresì di precisare la sorte delle Sorelle dell’armata, prigioniere della Regina secondo le leggi di guerra. Non vorrà restituirle alla vita civile e dar loro occasione di servirla in altro modo, più acconcio? Sono brave lavoratrici, artigiane ed apprendiste, che pure saranno utili al suo Regno”.

Belladonna ebbe un gesto con la mano, a tagliare orizzontalmente l’aria, prima di rispondere: “Tutte le Sorelle serviranno la Regina Trionfatrice, loro padrona. A questo proposito sarà valutata l’opportunità, per una piccola parte di voi, di annullare il commiato, e così quelle che saranno prescelte potranno essere utilizzate nei bordelli del Regno, e altrove: so per esperienza che il gioco del piacere con una Sorella assicura sensazioni eccezionali e meravigliose, che la rarità rende ancora più preziose. Altre serviranno nei campi dei Regni degli Uomini, altre nelle officine, ed altre ancora saranno affidate a quelli che l nostra signora, la Regina Trionfatrice, vorrà premiare particolarmente per i servizi resi”. L’Elfa si interruppe per concedersi un sorriso soddisfatto. “Le Terre che sono state della Tavola, ed ora sono della Regina Trionfatrice, sono avare: vi resteranno delle Sorelle per lavorarle, nell’interesse degli Uomini cui saranno cedute, ma in piccolo numero”.

Accordi sottoscritti (27)

“Mia signora, ti chiediamo di elencare per iscritto e di aggiungere ai termini di resa delle Sorelle le libertà che la tua padrona, la Regina, vorrà concederci e garantirci. Ti chiediamo che tra queste vi sia quella di culto e quella dei riti di accoppiamento, del commiato e dell’addio. E infine, chiediamo la possibilità di conservare, con un gruppo di Sorelle scelte di comune accordo, il controllo degli archivi della Tavola, il cui accesso sarà comunque sempre possibile a chiunque sia inviato dalla Regina. A queste condizioni e con queste garanzie potremo sottoscrivere la resa senza ulteriore indugio”.

Nonostante fosse in qualche modo aiutata dal potere, l’Elfa impiegò qualche piccola clessidra per comprendere il reale significato delle parole in lingua comune accuratamente pronunciate dalla Strega: il commiato si riferiva alla pratica di sigillare le succose vagine delle Streghe dopo aver generato la figlia, e l’addio ai riti di sepoltura; le Streghe avevano elaborato un complesso sistema di credenze sulla vita dopo la morte – la loro paura di ferite e cicatrici erano originato dalla necessità di consegnare il corpo alla sepoltura intatto, in vista di una seconda vita – che erano incomprensibili e Uomini ed Elfi, così come era incomprensibile ad Elfi ed Uomini che le Streghe, comunque e con chiunque si accoppiassero – e sceglievano Uomini di tutte le Terre Conosciute, a volte anche Barbari delle Terre Sconosciute nel più freddo e desolato Nord oltre la frontiera e giganteschi uomini neri delle Isole – generavano immancabilmente una piccola Strega con gli occhi bianchi ben aperti da quando veniva estratta dal corpo della madre. Gli scienziati Elfici, era noto a Belladonna come a tutti i membri della corte, studiavano da stagioni il problema ma non riuscivano a venirne a capo; non era una pura ricerca scientifica, dal momento che era stata da tempo immaginata la possibilità di far nascere, da madri Elfiche accuratamente selezionate, figli con particolari caratteristiche, da destinare chi alle armi – avrebbero dovuto essere alti, forti, resistenti e possibilmente più stupidi degli Elfi delle classi lavoratrici cittadine, tradizionalmente il serbatoio di reclutamento delle truppe – chi alle officine o ai campi per rendere le une e gli altri più produttivi. Le ricerche vennero interrotte perché non fu mai possibile assistere agli accoppiamenti delle Streghe, che peraltro rifiutavano gli Elfi come stalloni.

Accordi sottoscritti (26)

Belladonna aveva studiato attentamente sia il diario, impigliandosi qualche volta nei termini più arcaici e inconsueti dell’antico Alto Elfico in cui era stato redatto, sia un asciutto commento di un ignoto ufficiale dello stato maggiore ben più vicino a lei nel tempo – probabilmente risaliva alle prime stagioni del regno di Szibelis – la cui conclusione era che le Streghe non potevano essere sottomesse con l’invasione delle loro inospitali Terre, ma solo con la deportazione di massa; tale convinzione era diventata dottrina militare consolidata alla luce di quanto consegnato alla storia: i superstiti restituiti alla vita avevano raccontato di una terra avara, di piccole fattorie date alle fiamme, di streghe stuprate e impiccate, delle colonne che avanzavano mentre venivano continuamente punzecchiate sul fianchi da piccoli nuclei colpivano e sparivano. e alla fine dell’impossibilità di rifornire un’armata: re Finlo aveva dovuto rinunciare ai reparti esploranti e di copertura sui fianchi di cavalleria leggera avendo dato ordine di uccidere e mangiare i cavalli per l’impossibilità di nutrirli. Molto probabilmente le Streghe conoscevano a loro volta le conclusioni dello Stato Maggiore Elfico, ed era proprio la deportazione che temevano, come conseguenza della perdita dell’autogoverno. Ma il Regno Elfico era già abbastanza ricco e prospero e non aveva certamente bisogno di campi sassosi che non riuscivano a fornire sostentamento a chi li lavorava.

“Mia signora”, aggiunse infatti la giovane portavoce della Tavola, “l’armata della tua padrona, la Regina, devasterà le Terre delle Sorelle se vi entrarà da nemica in guerra: cosa ne sarà di noi? E cosa ne sarà di noi se firmeremo questa resa? Esisteremo ancora come nazione?”.

“La mia padrona, la Regina Trionfatrice, non ha ragioni di odio nei vostri confronti, e sarete trattate con fermezza ma con equanimità: se sarete sottomesse, obbedienti, devote e disciplinate, come si addice a chi è di proprietà della Regina, le leggi della Regina vi proteggeranno e sotto il nostro controllo, potrete conservare almeno in parte il vostro culto ed i vostri riti. C’è posto per tutti, nelle Terre Conosciute, purché tutti siano sottomessi agli Uomini. La mia padrona non vuole dunque la distruzione delle Terre che vi hanno ospitato”.

Il sospiro di sollievo delle Streghe fu percepibile per tutti i presenti, non solo per Belladonna che aveva trovato un lembo del potere e vi si era aggrappata per capire quanto avrebbero ancora discusso le inviate della Tavola, e quando avrebbero ceduto. Grazie a quella maggiore chiarezza nella vista e nella comprensione l’Elfa non rimase sorpresa dalla successiva dichiarazione della giovane Strega.

Accordi sottoscritti (25)

Belladonna rimase muta ed immobile, e la Strega comprese che poteva continuare ad esporre proposte della Tavola. La voce melodiosa si fece più ferma, il tono più sicuro, la lingua comune padroneggiata quasi perfettamente con l’elegante accento delle Città del Sud.

“Mia signora”, disse dunque la Strega, “ti possiamo consegnare anche subito le Sorelle indegne che si sono rese responsabili dell’ingiusta aggressione al Regno della tua padrona, la Regina, e te le offriamo, lasciandolo alla mercé tua e della tua Regina, nel nome della quale parli. Potrai infliggere loro ogni punizione che la legge e la volontà della Regina, che nel suo Regno è legge, impone e prevede. Se questo la Regina vuole, noi resteremo qui in ostaggio per il tempo che la Regina deciderà, a garanzia del corretto adempimento da parte delle Sorelle di quanto stabilito dal trattato di pace. Le Sorelle della Tavola rimaste in patria provvederanno dunque all’esecuzione di tutte le clausole previste”. La strega si tacque e restò in attesa della risposta.

Belladonna incurvò le labbra sottili in un sorriso prima di rispondere: “Mia signora”, disse, “non siamo qui per trattare. La Tavola può scegliere tra sottoscrivere la resa, e vedere le Sorelle sottoposte alla legge della mia padrona, la Regina Trionfatrice, o rifiutare. In questo caso l’armata della Regina entrerà nella vostra Terra come in un Paese nemico, cui verranno applicate le leggi di guerra; in questo caso, ancora, le vostre Sorelle che si sono arrese senza condizioni non beneficeranno più della benevolenza della Regina Trionfatrice, la mia padrona. Sapete cosa significa, immagino”. Una pausa per sottolineare la dichiarazione, e l’Elfa aggiunse: “Siete giunte qui sotto bandiere di tregua e noi le rispetteremo: se non vorrete quindi sottoscrivere la resa, avrete due albe per tornare alla vostra città capitale prima che l’armata muova ed inizi l’ultima campagna”.

Le Streghe si scambiarono uno sguardo, come per consultarsi nuovamente; poi la loro portavoce abbassò il capo come per annuire e fu l’ufficiale, dietro di lei, a parlare: “Mia signora, la tua armata non troverà alcuna resistenza da parte nostra, sia che si accetti questa ignominiosa resa sia che la si rifiuti; se entrate da invasori nella Terra delle Sorelle, cosa farete?”. La Strega si interruppe bruscamente, essendosi resa conto di quanto fosse inutile aggiungere altro alla domanda: per le leggi di guerra, riconosciute da Uomini, Elfi e Streghe, invasori ed occupanti avevano obblighi molto simili, il primo dei quali era quello di non nuocere ai non combattenti.

Bella donna sapeva bene che altro era riconoscere le leggi, altro applicarle, così come lo sapevano le Streghe. Sapeva anche che a memoria di Uomo e di Elfo i territori dell’Ovest governati dalla Tavola non erano mai stati occupati da altri Regni, e sapeva anche, per averlo studiato, che l’ultimo e forse unico tentativo di sottomettere le Streghe risaliva alla prima era del Regno Elfico, quando Re Finlo, terzo del suo nome, condusse un’armata sin quasi alle porte della città capitale delle Streghe, fu intrappolato con le spalle ad un fiume e lì ucciso con tutti i suoi, O meglio, quasi tutti: le Streghe riconsegnarono al nipote del Re – essendo il figlio stato ucciso con lui – un piccolo numero di superstiti quasi tutti mutilati cui si dovette il diario di guerra dell’Armata Disfatta, come veniva chiamata dai superstiziosi Elfi, e quel poco che gli Elfi stessi e gli Uomini sapevano delle Streghe e della loro Terra.

Accordi sottoscritti (24)

L’Elfa tacque. Le Streghe avevano ascoltato attente il breve discorso in lingua comune e man mano che Belladonna elencava i termini della resa – che tale era e non certamente un trattato di pace – e la sanzione della scomparsa delle Streghe come popolo indipendente e sovrano sulle Terre che occupavano dall’inizio dei tempi avevano perso la studiata impassibilità, che aveva ceduto il posto prima allo sconcerto, poi allo sgomento. Si attendevano certamente, così capì l’Elfa, un duro trattato, come quello imposto al Regno Nero alla fine dell’altra guerra dalle potenze vincitrici – Regno degli Elfi e Regni degli Uomini – ma non questo. A voce bassissima si consultarono brevemente nella loro lingua oscura e melodiosa, ignorando che Belladonna poteva comprenderla. Erano però sussurri e l’Elfa coglieva una parola su tre. Ma pure questo bastava per capire che la più giovane delle streghe suggeriva di accettare senza discutere, la più anziana di rifiutare e l’alto ufficiale di prendere tempo.

Ricordando quanto aveva detto la Strega che con l’armata si era arresa dopo la Battaglia della Valle, Belladonna spostò sguardo ed attenzione sulla scorta, poche Streghe impietrite in posizione di rispetto alle spalle delle sorelle della Tavola. Guidata forse dal potere, che non aveva più richiamato da qualche alba, fissò negli occhi bianchi la Strega alta e dai lunghi capelli, con la quale, travestita da semplice graduato, aveva ispezionato il palazzo. Fu improvvisamente certa di avere davanti agli occhi una delle Guardie, che avevano rovesciato la vecchia Tavola e dunque detenevano il reale potere tra le sorelle, e che avrebbero deciso il futuro delle Streghe, degli Uomini, degli Elfi e delle Terre Conosciute. Come se si fosse resa conto di essere stata riconosciuta, e come se avesse riconosciuto la sua volta in quel maturo graduato, il generale che dominava l’incontro e dettava le umilianti condizioni alle sconfitte, la Strega prima sorrise increspando appena le labbra, per poi sbattere rapidamente le palpebre sugli occhi bianchi. Belladonna contò: uno, due, tre e finalmente quattro volte; cosa significava? Avrebbe voluto avere accanto Rebon per chiederglielo o magari avrebbe potuto chiamare di nuovo il potere possedendo nell’ano il giovane barbaro o la Strega che si era data a lei, connettendosi così con ogni Strega presente nelle Terre Conosciute, prigioniera nella Valle o ancora libera che fosse.

Nel brevissimo spazio di quel battere di ciglia le rappresentati della Tavola sembrarono aver raggiunto un accordo. La più giovane delle Streghe fece un piccolo cenno col capo e le altre due la imitarono, poi iniziò a parlare: “Mia signora, questa Tavola parla per tutte le Sorelle che non hanno chiesto o voluto la guerra, e hanno soltanto obbedito alla legittima autorità che ha purtroppo ecceduto i suoi poteri. Le Sorelle offrono quindi riparazioni di guerra da pagarsi in oro, questo subito, e in merci per le prossime stagioni, nelle quantità sulle quali potremmo accordarci. Le Sorelle consegneranno le armi nella misura che tu, mia signora, deciderai. In cambio della liberazione delle prigioniere, nei tempi che deciderai, mia signora, ti offriamo, inoltre, lavoratrici specializzate nelle forge e lavorazione dei metalli, e nella concia e lavorazione delle pelli, per le quali dovrai solo provvedere al vitto”. La Strega fece una pausa e abbozzò un incerto sorriso prima di continuare. “Come sai, miao signora, le Sorelle sono molto parche e non ti costeranno quindi in acqua acidulata e gallette più di tanto”.