Il piccolo ufficiale arrestò il trotto e dietro di lui si fermarono i manipoli. Senza bisogno di ordini, gli esploratori cercarono e trovarono riparo in una cunetta e dietro alcuni cespugli: nella piena luce della giornata, davanti a loro si innalzavano le pareti lisce della piccola fortezza. Guionnen considerò la merlatura, la torre di guardia appena più elevata e le finestrelle a bocca di lupo disposte su tre ordini per giungere alla conclusione che condivise con i suoi graduati: da quella parte non c’era modo di entrare se non scalando una parete. Decise quindi di cercare un’altra e meno impervia via d’accesso.
Muovendosi cautamente, le spalle al muro, la mano sull’elsa della spada corta, gli esploratori percorsero l’intero perimetro della fortezza, un manipolo tenendo la dritta, l’altro la sinistra, per incontrarsi all’ingresso: un cancello spalancato, guardato da una torretta, che dava su un piccolo cortile non più largo e profondo di dieci passi; oltre quello, una facciata identica a quella posteriore, con l’unica differenza che, tra le bocche di lupo al piano terra, si aprivano due piccoli archi.
Guionnen si chiese se all’interno del castelletto avessero già preso posizione le Streghe che magari li stavano fissando e li tenevano sotto il tiro dei giavellotti. Non c’era che un modo per scoprirlo e, spada corta in pugno, fece cenno agli esploratori di seguirlo; attraversarono dunque il piccolo cortile in pochi passi e penetrarono nel fabbricato. Strizzarono gli occhi nell’improvvisa penombra aspettando di intravedere le tuniche chiare delle Streghe appostate negli angoli più oscuri e pronte ad affondare i giavellotti nelle gole o nei ventri degli Uomini.
Il piccolo ufficiale fece un cenno, in risposta al quale i fanti armati alla leggera si divisero in coppie ed iniziarono l’esplorazione del castello, che sembrava comunque e vuoto, e buio, e certamente inospitale.
Il piano terreno era proprio come Guionnen lo aveva immaginato, ovvero vuoto, buio e polveroso: mentre vi si addentrava, un passo dopo l’altro, si chiedeva come era stato possibile tenervi una guarnigione. I manipoli si riunirono ai piedi della scala stretta e tortuosa che portava ai piani superiori. Il piccolo ufficiale considerò la situazione, ammirò per una piccola clessidra l’ormai defunto ingegnere che sotto qualche dimenticato re aveva disegnato quella fortezza che sarebbe stata quasi inespugnabile anche se difesa da pochi uomini e si pose alla testa dei suoi: bisognava salire.