Caldo e freddo (1)

Hideanseek guardò dallo spiraglio coperto di tela incatramata che veniva pomposamente chiamato finestra e non riuscì a trattenere una smorfia di disgusto. Affondando fino a mezza gamba nella neve, stava venendo a trovarlo Adam Bornsson, e c’era una sola ragione della sua visita; il figlio del re stava cercando sostenitori mentre suo padre lottava contro una brutta malattia ai polmoni che gli toglieva il respiro e contro la quale le capacità cliniche del mago, come quelle dei guaritori barbari, sembravano insufficienti. Alle sue spalle il letto cigolò: Fray Rignarsdottir si stava alzando, dopo aver passato l’ultima ora a riprendersi, russando come un cavallo, dalle fatiche del gioco del piacere. Adam Bornsson sarebbe stato contento di trovare la maga della famiglia nel letto del cerusico appena arrivato da chissà dove?

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Tempo di guarire (5)

Il cerusico accompagnò l’ufficiale maggiore fino ad una stanzetta buia e fredda. Sul piccolo letto di ferro, avvolta in una leggera coperta macchiata di sangue, stava la prigioniera. Pallida e magra anche per un Elfo di genere femminile, negli occhi dorati e nella piega delle labbra dimostrava di sentirsi sì battuta, ma non sconfitta, nonostante il collare di ferro e la catena corta che la inchiodavano sul sottile materasso. I capelli, folti e nerissimi, erano incrostati di sangue, fango e sudore. In altre circostanze Belladonna avrebbe volentieri giocato al gioco del piacere con lei. Sentì, al pensiero, una vibrazione del potere e la consapevolezza che in quel caso avrebbe esibito un instancabile membro virile che avrebbe affondato in tutti gli orifizi fino a sentire la sua avversaria urlare e chiedere mercé.

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Tempo di guarire (4)

“Il generale Samel non ci manda a cambiare aria, naturalmente, e sarà opportuno che la vera ragione del nostro viaggetto al Nord resti tra di noi”, disse Belladonna dopo aver riempito di nuovo i bicchieri. “Pare che il Re dei Boschi abbia ripiegato verso il Regno del Nord e poi oltre la Frontiera, con lo scopo di riunire un esercito di Barbari e riconquistare il suo Regno”.
“Riconquistare, poi”, rispose Geon, “noi non abbiamo visto neanche un Elfo lì, tranne quella tua amica bionda”.
“Sì, ce ne sarà anche per Calibean, credo. Dice Samel che dobbiamo portarla con noi, e io ancora mi chiedo come mai la Regina non ha ancora mandato nessuno a reclamarla ma ha trovato il tempo di promuovere lui. Pare però che un’armata Elfica abbia raso al suolo la capitale”.
“Non posso dire che mi dispiace. Mi hanno condannato senza neanche ascoltarmi, lì”.
“E noi cosa dovremmo fare, al Nord?” chiese Ana Larsdottir dopo aver bevuto un altro sorso di liquore.
“Ecco, questo è più complicato da spiegare. Gli ambasciatori del Regno dei Boschi hanno accettato l’offerta di alleanza della nostra Regina, che prevede anche il fidanzamento con il figlio del Re dei Boschi”.
Geon quasi si strozzò con il liquore del Nord, per l’irrefrenabile attacco di risa che lo colpì; una volta calmatosi, spiegò:
“Il figlio del Re la pensa allo stesso modo della nostra Regina, figurati. Già me lo immagino un matrimonio tra quei due. Chi potrebbe crederci”?
“Si tratta di politica”, provò ad intervenire Ana Larsdottir, “chiunque pensi di trarne vantaggio ci crederà”.
“Non è di dominio comune, ma il Re dei Boschi non governa più ormai da generazioni. Decide tutto il Consiglio Segreto. Probabilmente pensano di far abdicare il Re e di mettere le mani anche sul Regno Nero”.
“Saranno delusi. In effetti noi dobbiamo andare lì e con la scusa di aiutare il Re ad organizzare l’esercito, inquadrare i Barbari nelle nostre compagnie e con quelli attaccare il Regno degli Elfi”.
“Non capisco”, ammise Ana Larsdottir.
“Nemmeno io. Cioè, mi sembra chiaro che la Regina punta ad annettersi il Regno dei Boschi più o meno con le buone e riservare la forza agli Elfi. I nostri ordini suggeriscono di porre termine al regno dell’attuale Re non appena sarà perfezionato il fidanzamento. Geon, la cosa ti disturba”?
“Certamente no, mia signora, se mi assicuri che porremo termine anche al Consiglio Segreto”.
“Ti darò l’ordine di pensarci personalmente, quando sarà il momento”.
Ana Larsdottir si ingobbì sullo sgabello prima di aprire bocca:
“Lo sanno tutti che anche se io sono una Barbara non ho alcuna esperienza del Nord; magari sarebbe stato meglio mandare il battaglione di Era Irasdottir. Cosa potremo fare, lassù”?
Belladonna sorrise, nonostante tutto; apprezzava la sincerità, anche quando poteva sembrare offensiva:
“Del Nord me ne intendo io, e posso dire che, tanto per cominciare, avremo un grosso problema di rifornimenti. Vedi, Ana Larsdottir, in questa stagione i Barbari non combattono, si chiudono nelle città ed affidano la difesa delle loro terre a quello che chiamano Generale Inverno. Questo per dire che troveremo tanto freddo e poche risorse”.
“Avremo bisogno di quei carri”, considerò Geon.
“Anche di più. Prima di arrivare alla Frontiera dovremo procurarci abbastanza legna da costruirci gli alloggiamenti e scaldarli, in aggiunta a tutte le provviste che troveremo. Avremo bisogno di qualcuno più sveglio di Rihon, per organizzare il convoglio, e mi chiedo che fine ha fatto Verkonnen, Villalta non è poi così lontana e non è da lui ritardare tanto”.

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Tempo di guarire (3)

“Mia signora”, disse di nuovo Toson, sottovoce per quanto gli era possibile, “non avresti dovuto”.
Belladonna era ancora appoggiata contro il gran corpo del nero; alzò la testa e sorrise prima di rispondere:
“Perché no? A te è piaciuto, ed a me è piaciuto farlo, il gioco del piacere funziona così”.
“Adesso vorrò farlo sempre così, mia signora, e non mi basterà più giocare da solo, come faccio dopo aver soddisfatto la signora Ana Larsdottir”.
“Potresti provare a parlargliene, perché no? E adesso, per favore, aiutami a rialzarmi, c’è tutto il mio Stato Maggiore di battaglione che mi aspetta, credo”.
Toson fece la cosa giusta: avrebbe potuto rialzarla senza il minimo sforzo, ma si limitò a porgere la mano a Belladonna che si mise in piedi da sola, si alzò sulla punta dei piedi e gli stampò un bacio leggero sulle labbra. Il nero avvampò ed il suo membro fremette; lei se ne accorse e sorrise di nuovo: faceva bene all’amor proprio avere un tale effetto sugli uomini.

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