Belladonna ringraziò con un cenno del capo e fece segno a Lanas di dare gli ordini, e tutti si ritrovarono a sorbire in silenzio uno stufato con della carne ignota, ma caldo e gradevole.
“Colonnello”, disse ad un certo punto la Regina tra una cucchiaiata e l’altra, “sappiamo che sei stata ferita nella Provincia Redenta; non appena torneremo alla capitale per questo avrai una decorazione”.
“Grazie, Vostra Maestà”, rispose compitamente l’Elfa.
“Ci piacerebbe molto vedere la cicatrice”, aggiunse la Regina.
Belladonna scoccò un’occhiata a Rebon, che sembrava ancora più pallido e debole nell’uniforme nera, ed a Lanas, di cui percepiva a stento il potere nel ruggire di quello della Regina, prima di rispondere: “Come comanda la Maestà Vostra. Con il permesso di Vostra Maestà”, aggiunse, e si alzò in piedi, “Rebon, ho bisogno del tuo aiuto”.
“Sì, mia signora. Come comandi, mia signora”, e Rebon scattò in piedi, batté e tacchi e prese a sbottonare l’aderente farsetto nero di Belladonna, del quale era impossibile arrotolare la stretta manica.