Non sarebbe stato semplice: era nota non solo la fiera voglia di indipendenza di ogni guerriero, donna o bambino a nord della Frontiera, ma anche che le famiglie molto spesso si odiavano l’una con l’altra per generazioni, e per ragioni che nessuno ricordava più. I consigli di Damar Astriksdottir avevano colpito nel segno:
“I guerrieri sanno combattere, ovviamente, e dovranno essere raggruppati non per famiglia ma per le loro capacità”; senza aver mai visto un manuale militare Elfico la ragazza aveva tracciato le linee lungo le quali costituire una armata partendo dal nulla. “E non mi dicano che non possiamo permetterci di mantenere un’armata, ogni famiglia già lo fa, dal momento che i guerrieri non si occupano certo dei campi e delle bestie. E poi, combattendo fianco a fianco, uno della nostra famiglia ed uno di quella di Haaker Jonsson potranno rendersi conto che non ha senso continuare ad ammazzarsi per quello che i nonni dei nonni dei nonni dei loro padri hanno fatto tanto tempo fa”.
“Ecco”, aveva risposto Astrik Dafarsson, “su questo non bisognerebbe calcare troppo la mano. Molte famiglie vedrebbero una cosa del genere come un attentato alle loro tradizioni”.
“Se non ci sono tradizioni, perché non inventarle?”, era intervenuto il mago del Sud. “Fray Rignarsdottir mi ha raccontato delle vostre leggende di fondazione, i guerrieri venuti da chissà dove che si accoppiarono con le orse e con le lupe. Potrebbe esserci d’aiuto, non è vero, Sim Semsson?”
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