Accordi sottoscritti (32)

Le Streghe si consultarono con uno sguardo: questione di una piccola clessidra. La giovane Strega faceva ancora segno di no con il capo, mentre rispondeva: “Mia signora, le Sorelle serviranno la tua padrona, la Regina Trionfatrice, come verrà loro ordinato. Ti chiedono in cambio di poter allevare la prossima generazione nel rispetto della tradizione antica, e questo potrà soltanto avvenire nelle Terre ancestrali”.

Belladonna non mancò di notare che la Strega aveva finalmente adottato il nuovo titolo della Regina. Disse: “La prossima generazione dovrà essere allevata affinché serva nel migliore dei modi la nostra padrona, la Regina Trionfatrice. Sarà dunque lei a decidere su questo, attraverso il governatore e gli ufficiali che verranno designati: la cultura ed i riti delle Sorelle andranno preservati, e su questo c’è accordo, ma entro i limiti che verrano fissati dalla nostra padrona e nell’interesse delle Terre Conosciute”. E con questo l’Elfa provò nuovamente a a tagliare corto la discussione: era chiaro che le Streghe tentennavano sull’orlo di due abissi, da una parte la possibilità dello sterminio immediato, dall’altra la schiavitù e, in prospettiva, la scomparsa come razza e come cultura. Decise dunque di metterle davanti alla scelta in termini espliciti.
“Le Sorelle costituiscono ora un nuovo patrimonio di proprietà della Regina Trionfatrice: non voglio quindi ordinare alla mia armata di liberarsi del pseso di nove prigioniere su dodici prima di iniziare l’avanzata nel territorio delle Sorelle: ho visto che si tratta di combattenti coraggiose e di lavoratrici parche ed infaticabili, e sono certa che tutte potranno essere utili. Fate dunque ora la vostra scelta”.

Appena pronunciate queste parole, sentì su di sé il peso di tutti gli sguardi: non solo gli occhi bianchi delle Streghe, ma anche quelli degli Uomini e delle Donne nella sala erano puntati su di lei; avvertì anche un brivido nel potere, causato forse dalla sorpresa che avevano provato chi nella sala era connesso con lei, e quindi Rebon e, in altra maniera, la Bastarda. Tutti si chiedevano se realmente fosse disposta a sterminare le Streghe che pure si erano arrese a discrezione, come primo passo della nuova campagna che avrebbe portato all’occupazione delle Terre della Tavola. E si chiedevano quale sarebbe stato il trattamento riservato alle Streghe disarmate ed indifese che erano rimaste nelle loro Terre. Le Streghe sapevano che gli ordini della Regina prevedevano lo sterminio degli Elfi, anche se in tempi lunghi, e gli Elfi erano una razza più numerosa e con una struttura sociale complessa ed articolata; per la Tavola non vi era dubbio che per le Sorelle poteva essere disposta la medesima sorte, che poteva anche compiersi nello spazio di poche albe. Eppure Belladonna sentiva attraverso il potere che le Streghe potevano anche essere disposte ad accettare la morte di tra quarti di loro, e forse anche di più, se ci fosse stata anche la minima possibilità di sfuggire alla schiavitù che la resa comportava.

Accordi sottoscritti (31)

“Tutto quello cui tenete è stato messo a repentaglio da quante di voi hanno deciso di aggredire un Regno che non aveva motivi di contesa con la vostra gente”, replicò Belladonna. “La mia padrona, la Regina Trionfatrice, non è irragionevole e non è animata da spirito di vendetta, e per lei la vostra schiavitù, che vi porterà a servire gli Uomini per le ere a venire è una punizione sufficiente per quanto è stato ingiustamente commesso. Queste sono le parole della Regina Trionfatrice, le ultime parole”.

Belladonna si interruppe e fissò con attenzione la Strega in seconda fila, l’unica che conservava asciutti gli occhi bianchi. Poi concluse: “La Provincia Occidentale del Regno è notoriamente povera e poco produttiva, vi resterà una Sorella su cinque, al lavoro nei campi della Regina che saranno affidati attraverso il governatore, ai sudditi meritevoli. A queste Sorelle sarà consentito conservare tutti, e sottolineo tutti, i riti e le tradizioni. Le altre Sorelle saranno utilizzate dove e come la Regina Trionfatrice vorrà. Se questo vi basta, firmate e rendete omaggio alla vostra padrona per mio tramite”.

Seguì qualche piccola clessidra di silenzio; le Streghe stavano valutando le parole dell’Elfa che, grazie al potere che la stava nuovamente colmando, si rese finalmente conto di come le sue interlocutrici in qualche modo che non aveva ancora ben chiaro riuscivano a condividere le proprie menti; si chiamavano Sorelle, ed a ragion veduta, dunque. Sempre grazie al potere, che diventava via via più saldo, Belladonna scoprì che solo una tra le Streghe presenti lì davanti a lei era ancora contraria alla resa, anche se non capiva di chi si trattasse; e scoprì pure che in qualche modo la Strega più giovane stava acoltando le altre Sorelle che facevano parte della Tavola e che erano rimaste nella città capitale. Prima che potesse alzare lo sguardo per interrogare Rebon, sentì distintamente la voce del piccolo ufficiale che diceva: “Bravissima, mia signora. Se adesso ti concentri potrai anche sentire le parole, e tu conosci la loro lingua. Non fermarti proprio ora”.

L’Elfa aguzzò le orecchie della mente, lasciandosi portare dall’onda del potere che diventava sempre più forte e più alta, e finalmente distinse una voce sconosciuta che sembrava venire da molto lontano. La voce modulava la musicale lingua delle Streghe in maniera del tutto diversa da quella che aveva mai sentito prima, con un ritmo ed una melodia che assomigliava ad un inno come quello che le fanterie di tutte le armate delle Terre Conosciute intonavano durante le marce per tenere il passo e non sentire la fatica. Forse a causa della particolare intonazione Belladonna non capiva cosa stesse dicendo finché il potere crebbe ancora fino a riempirla con una nuova ondata e la portò alla comprensione. La voce sembrava non appartenere a questa o quella Strega, ma interpretava i pensieri di più di una Sorella, forse di tutte quelle che facevano parte della Tavola, o forse di tutte le Sorelle nelle Terre dell’Ovest, o forse di tutte le Sorelle dovunque si trovassero. Una possibilità, questa, che fece rabbrividire l’Elfa. Ne comprese il significato: le Streghe stavano discutendo la decisione di arrendersi, ognuna di loro formulava il proprio voto e motivava il sì o il no.

Accordi sottoscritti (30)

Le Streghe si consultarono con uno sguardo: questione di una piccola clessidra. La più giovane faceva ancora segno di no con il capo, mentre rispondeva: “Mia signora, le Sorelle serviranno la tua padrona, la Regina Trionfatrice, come verrà loro ordinato. Ti chiediamo però di poter allevare la prossima generazione nel rispetto delle tradizioni antiche: e questo potrà avvenire solo nelle terre ancestrali”.

“La prossima generazione, come quelle che seguiranno nelle ere future, dovrà essere allevata perché serva la nostra padrona, la Regina Trionfatrice: sarà lei a decidere su questo, a mezzo del governatore e degli ufficiali che verranno designati”. Belladonna provò nuovamente a tagliare corto la discussione: aveva capito che le Streghe ancora tentennavano sull’orlo di due abissi, da una parte il rischio di sterminio immediato, dall’altra la schiavitù, la dispersione nelle Terre degli Uomini e la fine come razza e come cultura; private della lingua e dei riti, avrebbero certamente cominciato a mettere al mondo delle mezzosangue, fino a che nulla sarebbe rimasto del retaggio ancestrale; decise dunque di mettere le sue interlocutroci davanti alla scelta, in termini più che espliciti. Disse dunque: “Non voglio ordinare alla mia armata di liberarsi del peso di nove prigioniere su dodici prima di iniziare l’avanzata nei territori dell’Ovest: hyo visto che si tratta di combattenti coraggiose e di lavoratrici infaticabili che potranno essere utili alla ricchezza del Regno della mia padrona, la Regina Trionfatrice. Vi invito quindi, per l’ultima volta, a prendere la vostra decisione”.

L’Elfa sentì su di sé il peso di tutti gli sguardi: non solo gli occhi bianchi delle Streghe ma anche quelli degli Uomini e delle Donne nella sala erano puntati su di lei; avvertì anche un brivido nel potere, causato forse dalla sorpresa che avevano provato quelle dei presenti che erano connessi con lei, Rebon e, in altra maniera, la Bastarda. Tutti si chiedevano se realmente fosse disposta a uccidere a sangue freddo le Streghe che si erano arrese a discrezione – per le leggi di guerra ne aveva la facoltà ma negli annali delle Terre Conosciute non esisteva alcun precedente, neanche risalendo alle Ere Selvagge. E questo solo come primo passo della campagna che avrebbe portato all’occupazione della loro Terra, una occupazione che vista la premessa sarebbe stata devastante e sanguinosa in danno delle Streghe rimaste in patria, disarmate ed indifese. Le Streghe sapevano anche che gli ordini della Regina prevedevano lo sterminio degli Elfi, e sapevano come era stato ucciso il loro re: per quanto a loro conoscenza non vi era dubbio che poteva essere disposta per loro la medesima sorte, Eppure Belladonna sentiva attraverso il potere che le Streghe potevano essere disposte ad accettare la morte di tre quarti di loro, e magari di undici dodicesimi, purché le sopravvissute avessero avuto il modo, o almeno la speranza, di sfuggire alla schiavitù che la resa comportava.

“Mia signora”, disse finalmente la Strega, “le Sorelle vogliono vivere ed essere un popolo; essere un popolo significa conservare lingua, riti e tradizioni. Questa resa può garantircelo? Ce lo stiamo chiedendo, e lo chiediamo a te. Se la tua risposta, mia signora, è affermativa, firmeremo tutto quello che proporrai”. Dagli occhi bianchi della giovane Strega sgorgavano le lacrime, mentre parlava. “Le Sorelle, mia signora, sono disposte a fare qualsiasi cosa e ad affrontare ogni sacrificio per preservare una cultura che risale a innumerevoli ere”.

Accordi sottoscritti (29)

Le Streghe si consultarono con uno sguardo: questione di una piccola clessidra. La più giovane faceva ancora segno di no con il capo, mentre rispondeva: “Mia signora, le Sorelle serviranno la tua padrona, la Regina Trionfatrice, come verrà loro ordinato. Ti chiediamo però di poter allevare la prossima generazione nel rispetto delle tradizioni antiche: e questo potrà avvenire solo nelle terre ancestrali”.

“La prossima generazione, come quelle che seguiranno nelle ere future, dovrà essere allevata perché serva la nostra padrona, la Regina Trionfatrice: sarà lei a decidere su questo, a mezzo del governatore e degli ufficiali che verranno designati”. Belladonna provò nuovamente a tagliare corto la discussione: aveva capito che le Streghe ancora tentennavano sull’orlo di due abissi, da una parte il rischio di sterminio immediato, dall’altra la schiavitù, la dispersione nelle Terre degli Uomini e la fine come razza e come cultura; private della lingua e dei riti, avrebbero certamente cominciato a mettere al mondo delle mezzosangue, fino a che nulla sarebbe rimasto del retaggio ancestrale; decise dunque di mettere le sue interlocutroci davanti alla scelta, in termini più che espliciti. Disse dunque: “Non voglio ordinare alla mia armata di liberarsi del peso di nove prigioniere su dodici prima di iniziare l’avanzata nei territori dell’Ovest: hyo visto che si tratta di combattenti coraggiose e di lavoratrici infaticabili che potranno essere utili alla ricchezza del Regno della mia padrona, la Regina Trionfatrice. Vi invito quindi, per l’ultima volta, a prendere la vostra decisione”.

L’Elfa sentì su di sé il peso di tutti gli sguardi: non solo gli occhi bianchi delle Streghe ma anche quelli degli Uomini e delle Donne nella sala erano puntati su di lei; avvertì anche un brivido nel potere, causato forse dalla sorpresa che avevano provato quelle dei presenti che erano connessi con lei, Rebon e, in altra maniera, la Bastarda. Tutti si chiedevano se realmente fosse disposta a uccidere a sangue freddo le Streghe che si erano arrese a discrezione – per le leggi di guerra ne aveva la facoltà ma negli annali delle Terre Conosciute non esisteva alcun precedente, neanche risalendo alle Ere Selvagge. E questo solo come primo passo della campagna che avrebbe portato all’occupazione della loro Terra, una occupazione che vista la premessa sarebbe stata devastante e sanguinosa in danno delle Streghe rimaste in patrie, disarmate ed indifese. Le Streghe sapevano anche che gli ordini della Regina prevedevano lo sterminio degli Elfi, e sapevano come era stato ucciso il loro re: per quanto a loro conoscenza non vi era dubbio che poteva essere disposta per loro la medesima sorte, Eppure Belladonna sentiva attraverso il potere che le Streghe potevano essere disposte ad accettare la morte di tre quarti di loro, e magari di undici dodicesimi, purché le sopravvissute avessero avuto il modo, o almeno la speranza, di sfuggire alla schiavitù che la resa comportava.

“Mia signora”, disse finalmente la Strega, “le Sorelle vogliono vivere ed essere un popolo; essere un popolo significa conservare lingua, riti e tradizioni. Questa resa può garantircelo? Ce lo stiamo chiedendo, e lo chiediamo a te. Se la tua risposta, mia signora, è affermativa, firmeremo tutto quello che proporrai”. Dagli occhi bianchi della giovane Strega sgorgavano le lacrime, mentre parlava. “Le Sorelle, mia signora, sono disposte a fare qualsiasi cosa e ad affrontare ogni sacrificio per preservare una cultura che risale a innumerevoli ere”.