Accordi sottoscritti (26)

Belladonna aveva studiato attentamente sia il diario, impigliandosi qualche volta nei termini più arcaici e inconsueti dell’antico Alto Elfico in cui era stato redatto, sia un asciutto commento di un ignoto ufficiale dello stato maggiore ben più vicino a lei nel tempo – probabilmente risaliva alle prime stagioni del regno di Szibelis – la cui conclusione era che le Streghe non potevano essere sottomesse con l’invasione delle loro inospitali Terre, ma solo con la deportazione di massa; tale convinzione era diventata dottrina militare consolidata alla luce di quanto consegnato alla storia: i superstiti restituiti alla vita avevano raccontato di una terra avara, di piccole fattorie date alle fiamme, di streghe stuprate e impiccate, delle colonne che avanzavano mentre venivano continuamente punzecchiate sul fianchi da piccoli nuclei colpivano e sparivano. e alla fine dell’impossibilità di rifornire un’armata: re Finlo aveva dovuto rinunciare ai reparti esploranti e di copertura sui fianchi di cavalleria leggera avendo dato ordine di uccidere e mangiare i cavalli per l’impossibilità di nutrirli. Molto probabilmente le Streghe conoscevano a loro volta le conclusioni dello Stato Maggiore Elfico, ed era proprio la deportazione che temevano, come conseguenza della perdita dell’autogoverno. Ma il Regno Elfico era già abbastanza ricco e prospero e non aveva certamente bisogno di campi sassosi che non riuscivano a fornire sostentamento a chi li lavorava.

“Mia signora”, aggiunse infatti la giovane portavoce della Tavola, “l’armata della tua padrona, la Regina, devasterà le Terre delle Sorelle se vi entrarà da nemica in guerra: cosa ne sarà di noi? E cosa ne sarà di noi se firmeremo questa resa? Esisteremo ancora come nazione?”.

“La mia padrona, la Regina Trionfatrice, non ha ragioni di odio nei vostri confronti, e sarete trattate con fermezza ma con equanimità: se sarete sottomesse, obbedienti, devote e disciplinate, come si addice a chi è di proprietà della Regina, le leggi della Regina vi proteggeranno e sotto il nostro controllo, potrete conservare almeno in parte il vostro culto ed i vostri riti. C’è posto per tutti, nelle Terre Conosciute, purché tutti siano sottomessi agli Uomini. La mia padrona non vuole dunque la distruzione delle Terre che vi hanno ospitato”.

Il sospiro di sollievo delle Streghe fu percepibile per tutti i presenti, non solo per Belladonna che aveva trovato un lembo del potere e vi si era aggrappata per capire quanto avrebbero ancora discusso le inviate della Tavola, e quando avrebbero ceduto. Grazie a quella maggiore chiarezza nella vista e nella comprensione l’Elfa non rimase sorpresa dalla successiva dichiarazione della giovane Strega.

Accordi sottoscritti (25)

Belladonna rimase muta ed immobile, e la Strega comprese che poteva continuare ad esporre proposte della Tavola. La voce melodiosa si fece più ferma, il tono più sicuro, la lingua comune padroneggiata quasi perfettamente con l’elegante accento delle Città del Sud.

“Mia signora”, disse dunque la Strega, “ti possiamo consegnare anche subito le Sorelle indegne che si sono rese responsabili dell’ingiusta aggressione al Regno della tua padrona, la Regina, e te le offriamo, lasciandolo alla mercé tua e della tua Regina, nel nome della quale parli. Potrai infliggere loro ogni punizione che la legge e la volontà della Regina, che nel suo Regno è legge, impone e prevede. Se questo la Regina vuole, noi resteremo qui in ostaggio per il tempo che la Regina deciderà, a garanzia del corretto adempimento da parte delle Sorelle di quanto stabilito dal trattato di pace. Le Sorelle della Tavola rimaste in patria provvederanno dunque all’esecuzione di tutte le clausole previste”. La strega si tacque e restò in attesa della risposta.

Belladonna incurvò le labbra sottili in un sorriso prima di rispondere: “Mia signora”, disse, “non siamo qui per trattare. La Tavola può scegliere tra sottoscrivere la resa, e vedere le Sorelle sottoposte alla legge della mia padrona, la Regina Trionfatrice, o rifiutare. In questo caso l’armata della Regina entrerà nella vostra Terra come in un Paese nemico, cui verranno applicate le leggi di guerra; in questo caso, ancora, le vostre Sorelle che si sono arrese senza condizioni non beneficeranno più della benevolenza della Regina Trionfatrice, la mia padrona. Sapete cosa significa, immagino”. Una pausa per sottolineare la dichiarazione, e l’Elfa aggiunse: “Siete giunte qui sotto bandiere di tregua e noi le rispetteremo: se non vorrete quindi sottoscrivere la resa, avrete due albe per tornare alla vostra città capitale prima che l’armata muova ed inizi l’ultima campagna”.

Le Streghe si scambiarono uno sguardo, come per consultarsi nuovamente; poi la loro portavoce abbassò il capo come per annuire e fu l’ufficiale, dietro di lei, a parlare: “Mia signora, la tua armata non troverà alcuna resistenza da parte nostra, sia che si accetti questa ignominiosa resa sia che la si rifiuti; se entrate da invasori nella Terra delle Sorelle, cosa farete?”. La Strega si interruppe bruscamente, essendosi resa conto di quanto fosse inutile aggiungere altro alla domanda: per le leggi di guerra, riconosciute da Uomini, Elfi e Streghe, invasori ed occupanti avevano obblighi molto simili, il primo dei quali era quello di non nuocere ai non combattenti.

Bella donna sapeva bene che altro era riconoscere le leggi, altro applicarle, così come lo sapevano le Streghe. Sapeva anche che a memoria di Uomo e di Elfo i territori dell’Ovest governati dalla Tavola non erano mai stati occupati da altri Regni, e sapeva anche, per averlo studiato, che l’ultimo e forse unico tentativo di sottomettere le Streghe risaliva alla prima era del Regno Elfico, quando Re Finlo, terzo del suo nome, condusse un’armata sin quasi alle porte della città capitale delle Streghe, fu intrappolato con le spalle ad un fiume e lì ucciso con tutti i suoi, O meglio, quasi tutti: le Streghe riconsegnarono al nipote del Re – essendo il figlio stato ucciso con lui – un piccolo numero di superstiti quasi tutti mutilati cui si dovette il diario di guerra dell’Armata Disfatta, come veniva chiamata dai superstiziosi Elfi, e quel poco che gli Elfi stessi e gli Uomini sapevano delle Streghe e della loro Terra.