Accordi sottoscritti (31)

“Tutto quello cui tenete è stato messo a repentaglio da quante di voi hanno deciso di aggredire un Regno che non aveva motivi di contesa con la vostra gente”, replicò Belladonna. “La mia padrona, la Regina Trionfatrice, non è irragionevole e non è animata da spirito di vendetta, e per lei la vostra schiavitù, che vi porterà a servire gli Uomini per le ere a venire è una punizione sufficiente per quanto è stato ingiustamente commesso. Queste sono le parole della Regina Trionfatrice, le ultime parole”.

Belladonna si interruppe e fissò con attenzione la Strega in seconda fila, l’unica che conservava asciutti gli occhi bianchi. Poi concluse: “La Provincia Occidentale del Regno è notoriamente povera e poco produttiva, vi resterà una Sorella su cinque, al lavoro nei campi della Regina che saranno affidati attraverso il governatore, ai sudditi meritevoli. A queste Sorelle sarà consentito conservare tutti, e sottolineo tutti, i riti e le tradizioni. Le altre Sorelle saranno utilizzate dove e come la Regina Trionfatrice vorrà. Se questo vi basta, firmate e rendete omaggio alla vostra padrona per mio tramite”.

Seguì qualche piccola clessidra di silenzio; le Streghe stavano valutando le parole dell’Elfa che, grazie al potere che la stava nuovamente colmando, si rese finalmente conto di come le sue interlocutrici in qualche modo che non aveva ancora ben chiaro riuscivano a condividere le proprie menti; si chiamavano Sorelle, ed a ragion veduta, dunque. Sempre grazie al potere, che diventava via via più saldo, Belladonna scoprì che solo una tra le Streghe presenti lì davanti a lei era ancora contraria alla resa, anche se non capiva di chi si trattasse; e scoprì pure che in qualche modo la Strega più giovane stava acoltando le altre Sorelle che facevano parte della Tavola e che erano rimaste nella città capitale. Prima che potesse alzare lo sguardo per interrogare Rebon, sentì distintamente la voce del piccolo ufficiale che diceva: “Bravissima, mia signora. Se adesso ti concentri potrai anche sentire le parole, e tu conosci la loro lingua. Non fermarti proprio ora”.

L’Elfa aguzzò le orecchie della mente, lasciandosi portare dall’onda del potere che diventava sempre più forte e più alta, e finalmente distinse una voce sconosciuta che sembrava venire da molto lontano. La voce modulava la musicale lingua delle Streghe in maniera del tutto diversa da quella che aveva mai sentito prima, con un ritmo ed una melodia che assomigliava ad un inno come quello che le fanterie di tutte le armate delle Terre Conosciute intonavano durante le marce per tenere il passo e non sentire la fatica. Forse a causa della particolare intonazione Belladonna non capiva cosa stesse dicendo finché il potere crebbe ancora fino a riempirla con una nuova ondata e la portò alla comprensione. La voce sembrava non appartenere a questa o quella Strega, ma interpretava i pensieri di più di una Sorella, forse di tutte quelle che facevano parte della Tavola, o forse di tutte le Sorelle nelle Terre dell’Ovest, o forse di tutte le Sorelle dovunque si trovassero. Una possibilità, questa, che fece rabbrividire l’Elfa. Ne comprese il significato: le Streghe stavano discutendo la decisione di arrendersi, ognuna di loro formulava il proprio voto e motivava il sì o il no.

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