Accordi sottoscritti (34)

“Per un ufficiale figlia di semplici graduati dell’Armata Elfica stai disegnando un futuro eccezionale”, rispose dunque Belladonna allo stesso modo: e solo nella mente, fissando accigliata le Streghe davanti a lei che, ne era certa, attendevano che le Sorelle, ovunque si trovassero, completassero il voto, proiettò verso Rebon l’immagine di un nuovo sorriso.

“Mia signora, sorridevi così prima di lanciarmi le monetine per il bordello”, rispose il piccolo ufficiale, e proiettò una immagine di sé nudo, in ginocchio e con il turgido membro fieramente eretto e puntato in alto: non come era stato in quella stagione, ma come era in quella precisa piccola clessidra, più muscoloso e ormai adulto. L’Elfa ne fu in qualche modo imbarazzata, e cercò di non farlo sentire. “Mia signora”, continuò, “abbiamo poco tempo. Puoi governare la Terra delle Streghe, e tutte le Terre Conosciute: avrai l’aiuto di Bastas, che pure non è tipo da ritirarsi a vita privata, e l’obbedienza delle Streghe, e la fiducia dei Barbari, e la devozione della Regina che, lo sai, ti obbedirà per sempre in ogni occasione e circostanza. Sarai Regina e padrona in tutto, tranne che nel nome. Accetta, ti prego: per quello che vale, avrai anche il mio aiuto”. Il tono di Rebon, nella mente dell’Elfa, si era fatto più incalzante. “I nobili della corte non avranno paura di te, perché non hai degli eredi che si troverebbero troppo vicini al trono, e nessuno di loro ancora dispera di sposare la Regina: il matrimonio con il principe dei Boschi non si farà, non ne abbiamo più bisogno”.

Belladonna ascoltava le lucide spiegazioni di Rebon, chiedendosi, anche, se la Bastarda avrebbe accettato di trasferirsi non in una Città libera o in un’Isola del Sud ma nella sconosciuta città capitale delle Streghe, lì dove avrebbero dovuto organizzare il governo e l’amministrazione della Provincia Occidentale e dalla quale avrebbero dovuto periodicamente trasferirsi nella città capitale del Regno per controllare il comportamento della Regina ed assicurarsi che il governo centrale funzionasse regolarmente.

“Mia signora, sarà la Regina a venire da te”. Rebon anche in quel dialogo era all’altezza della circostanza e sembrava leggere i pensieri dell’Elfa prima ancora che questa li formulasse. “La prima volta, per ricevere di persona l’omaggio delle Streghe, poi per conoscere meglio la nuova Provincia del Regno. E lì, nella tua città capitale, porrà la sede del Consiglio delle Terre Conosciute, che riunirà i governanti di tutti i Regni degli Uomini che saranno a lei sottoposti”. Rebon sembrò passarsi la lingua sulle labbra, come per umettarle dopo aver tanto parlato. Belladonna aveva mille e mille domande, ma Rebon riprese in tono pressante.

Accordi sottoscritti (33)

Tutto questo accadeva in una piccola clessidra nella mente di Belladonna ed in quella di Rebon; il quale Rebon lanciò ancora un messaggio all’Elfa: “Mia signora, saranno le Streghe a chiederti di governarle in nome della Regina. Fallo, e porta finalmente la pace nelle Terre Conosciute”. Nella sua mente, ed in quella di Rebon, Belldonna mosse il capo dall’alto verso il basso, alla maniera degli Elfi, per negare; nella sua mente, continuavano a parlare le Streghe esprimendo il proprio voto a favore o contro la resa; nella sua mente, Rebon continuava: “Mia signora, le Streghe non obbediranno che a te: tu le hai sconfitte, a te si è arresa la loro armata, a te renderanno omaggio dopo la resa, e questo che sappiamo o meno dello stato della Regina. E tu potrai davvero governarle con punto fermo e comprensione, permettendo loro da una parte di integrarsi nelle Terre Conosciute che ormai apparterranno agli Uomini, dall’altra di conservare la loro cultura”. Nella mente di Belladonna, il piccolo ufficiale sembrò sorridere, come quando si inginocchiava nell’alloggio dell’Elfa, laggiù a Castello Tonante, nudo ed esibendo il turgido membro, per ricevere le monetine con le quali comprare una notte al bordello della truppa. Belladonna sorrise a sua volta, con le labbra sottili e nella mente.

“So bene, mia signora, che il tuo sogno, ora, è di sparire in qualche Città lontana, e vivere in pace con la famiglia che stai per costruire; ma lontana dagli impegni pubblici ti annoieresti e, a conti fatti, non vorresti vivere solo del patrimonio di tua moglie. Certo, ci saranno impegni, fatiche e difficioltà, ma chi meglio di te può affrontare e risolvere i problemi del dopoguerra?”. La voce di Rebon si era fatta suadente. Governerai le Terre delle Streghe direttamente, e tutte le Terre Conosciute attraverso la Regina. Chissà, magari i tuoi discendenti saranno destinatari dei massimi onori”.

Nella mente dell’Elfa le Streghe continuavano a votare: il dialogo con Rebon si svolgeva rapido come il pensiero.