Avanzata (7)

La puttana, domata e sottomessa, restò in silenzio mentre la Bastarda dava un piccolo strattone al cappio. “Molto bene. Adesso appoggia la caviglia destra sulla gamba sinistra, all’altezza del ginocchio”. La puttana obbedì muovendosi con molta cautela: l’Elfa teneva ancora in pugno un capo della corda che le toglieva il respiro, ed obbedì anche al successivo ordine: “Rilassati, non ti farò ancora male, alza la gamba sinistra adesso”. La Bastarda annuì soddisfatta, afferrò rapidamente il piede infangato e costrinse la puttana a piegare la gamba finché lo stesso piede non venne ad essere bloccato dalla corda che ne legava i polsi; contemporaneamente la gamba piegata imprigionava l’altro piede.

L’Elfa sorrise silenziosamente ammirando l’opera sua. La puttana era stata immobilizzata e resa del tutto impotente, con appena una spanna di corda.

“Mia signora, non respiro”, trovò il coraggio di lamentarsi la puttana ad un altro strattone della corda che portava al collo. La Bastarda ne stava legando il capo libero a quella che legava i polsi della puttana; con un breve movimento del polso allentò appena il cappio. Poi afferrò la puttana per i capelli, così che la costrinse ad inarcare il busto all’indietro, il più possibile, stringendo di nuovo la corda al collo.

“Non ti ucciderò, il re ti vuole ancora, ma intendo davvero divertirmi. Resta così, puttana, e ti divertirai anche tu”, ordinò con voce dura l’Elfa. “Immagino che non ti abbiano mai legata e frustata, prima di oggi, ma mi chiedo se ti hanno mai utilizzata lasciando uscire addosso al tuo corpo quello che deve uscire”. Terrorizzata, la puttana scosse la testa.

“E nemmeno ti hanno bruciacchiata con la cera delle candele? O stretto i capezzoli con le pinze da maniscalco? Gli uomini non hanno idea di come divertirsi”. La puttana scosse di nuovo la testa, singhiozzando.

“Almeno ti avranno legato le tette con una fune ben stretta per farle risaltare come si deve, gonfie e grosse come sono sembrano fatte apposta”. La puttana trovò la forza ed il fiato per urlare un diniego.

“Sono tutte cose che faremo, non temere, e ne trarrò piacere come ne trarrai piacere tu, alla fine. Ma adesso, per cominciare, dopo aver sentito la lama, sentirai anche l’elsa: non muoverti o ti farò più male di quanto voglio”.

Detto fatto, la Bastarda impugnò cautamente la spada corta e ne affondò l’impugnatura, fino alla guardia, nella succosa vagina della puttana, che sobbalzò più per la sorpresa che per il dolore, ed emise un gemito inequivocabile. La puttana gemette ancora, in tono più basso e sottomesso, quando l’Elfa iniziò a muovere cautamente la spada, prima in cerchio, poi avanti e indietro.

“Ero certa che ti sarebbe piaciuto”, disse la Bastarda, e intanto accelerava e rallentava i movimenti, godendo delle reazioni della puttana a quella carezza inusuale ed imprevista. “Questa notte ci divertiremo: sono davvero curiosa di vedere cosa sa fare una Donna, non ne ho mai avute prima”.
La puttana emise finalmente un gemito più basso e cupo, e si rilassò raggiungendo il piacere. Il cappio si serrò di nuovo attorno alla sua gola e la Bastarda dovette intervenire per allentarlo, appena in tempo.
“E adesso dimmi”, chiese sussurrando all’orecchio della puttana e trattenendola dolorosamente per i capelli, “il piacere che hai provato, lo avevi già raggiunto prima?”.
La puttana era ancora senza fiato, e sulla pelle delicata del collo spiccava il segno rosso della corda che aveva stretto fin quasi a soffocarla a morte. Riuscì appena a scuotere la testa in segno di diniego.
“E non hai avuto paura di morire?”, chiese ancora la Bastarda.
La puttana aveva ritrovato un po’ di fiato, quanto le bastava per rispondere con voce roca: “No, mia signora, era troppo bello”.
“A me puoi confessarlo: hai raggiunto il piacere anche mentre il mio re si serviva del tuo ano, non è vero?”.
“No, mia signora, ma solo perché il tuo re ha finito troppo presto”.
La Bastarda scoppiò a ridere soddisfatta e diede uno strattone quasi affettuoso ai capelli della puttana, che rispose con un gemito sommesso e dal chiaro significato.
“Noi due siamo fatte per intenderci, vedo. E abbiamo ancora tutto il tempo che vogliamo. Resta così, puttana, ho bisogno delle due mani per quello che voglio fare”. La Bastarda prese un lume acceso e controllò che fosse ben carico di olio. “La notte”, aggiunse, “è ancora molto, molto lunga, e adesso tocca a me raggiungere il piacere”.

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