La forza di un uomo, la forza di una donna

Mastro Petar, già speziale del Borgo ed ora scienziato di corte della Regina Nera, si guardò intorno. Nel Gran Palazzo gli era stato assegnato un comodo quartiere, che comprendeva anche un ampio locale per i suoi studi, e per qualche tempo se la era goduta; la Regina era stata impegnata dai suoi nuovi giocattoli, le puttane che aveva comprato o forse rubato al bordello della Città, lo aveva lasciato in pace, e lui aveva avuto la possibilità di godersi in tutti i modi la bionda Ewis, la cui docilità accendeva il suo desiderio.

Avevano giocato al gioco del piacere fino a cinque minuti prima, e la puttana ne portava ancora i segni: macchie nere sui seni, dove aveva affondato le dita, strisce rosse sulle natiche, dove aveva infierito con una sottile cinghia di cuoio. Altro segno del piacere raggiunto dall’uomo, le macchie bianche lungo il filo della schiena dove aveva svuotato il membro del suo succo dopo averlo a lungo affondato nell’ano elastico della bionda.

Era il momento meno opportuno per una delle udienze reali. Accompagnata da un vento gelido la Regina Nera apparve in un angolo della stanza. Indossava un corsetto nero che le rialzava il seno ed una lunga gonna, pure nera, che arrivava fino a terra. E sembrava particolarmente contrariata.
Petar era caduto in ginocchio, terrorizzato come sempre quando aveva a che fare con il potere della Regina.

“Mastro Petar, ci aspettavamo una tua richiesta di udienza, almeno per comunicarci la tua soddisfazione per come sei trattato alla nostra Corte. E se ci avessi anche riferito dei tuoi progressi in merito alla ricerca per la quale sei qui sarebbe stato perfetto”.
La Regina si guardò attorno.
“Dobbiamo ritenere”, continuò, “che questo fa parte dei tuoi studi”?
“Maestà, miei studi sono ad ottimo punto”, rispose lo scienziato, cercando di infondere nel tono della voce una sicurezza che non aveva. “Posso preparare una relazione scritta per consentire alla Maestà Vostra di decidere se posso dar corso al primo esperimento”.
“Abbiamo un’ottima memoria, puoi limitarti a riferircelo ora”.
“Bene, Maestà, ho bisogno di due puttane di cui possiate privarvi, che abbiano già visto il loro sangue e che possibilmente abbiano già dimostrato di essere fertili, e di due volontari per fornire il succo del piacere”.
“La cosa non ci sembra difficile. C’è altro”?
“Sì, Maestà. Ho appurato che c’è un legame tra il sangue delle donne e la loro fertilità. L’esperimento dovrà quindi avvenire al più tardi due settimane dopo il giorno del sangue”. Man mano che andava avanti, Petar ritrovava fiducia in se stesso. “L’esperimento durerà quattro giorni, Maestà, e pertanto gli uomini dovranno essere forti ed in salute. E sarebbe opportuno che anch’essi abbiano già avuto figli”.
“Questo non possiamo assicurartelo. La cosa dovrà essere tenuta segreta, e noi possiamo fidarci solo di pochi uomini della Guardia, che dai tempi di nostro padre e del padre di lui, non si sposano prima di essere congedati”. La Regina Nera sorrise. “Per tradizione, provavano le puttane prima di presentarle al Re, e questa è una tradizione che intendiamo interrompere. Ma possiamo certamente trovarne due che abbiano seminato qualche bastardo in giro”.
“Maestà, non esiste una correlazione così precisa, ma sembra che se la donna partecipa al gioco del piacere con entusiasmo possa restare gravida più facilmente. Le due puttane dovrebbero essere avvertite di questo”.
“Sono puttane. Faranno quello che sarà ordinato loro. Come deve essere questo gioco del piacere? Ricorda cosa ti abbiamo chiesto”.
“Maestà, non sono io a dover spiegare alla Maestà Vostra che il gioco del piacere può essere condotto in molti modi diversi”.
La Regina sembrò gradire la risposta e scoccò di nuovo un’occhiata molto precisa.
“Immaginiamo che la tua attuale condizione sia un omaggio alla Maestà Nostra e siamo lusingate, ma non vorremmo che anche questa diventasse una tradizione”.
Petar rabbrividì e cercò di coprirsi con le mani: nudo com’era, aveva di nuovo il membro virile eretto e orgogliosamente puntato verso l’alto, proprio in direzione dei seni regali.
“Ti lasciamo ai tuoi studi, per i quali la puttana di cui ti abbiamo fatto dono è certamente molto portata”.

Una nuova raffica di vento gelido accompagnò la sparizione della Regina, o della sua immagine, o di qualunque cosa fosse. Petar rabbrividì e poi decise di obbedire agli ordini. Due passi e fu accanto al letto, e prese Ewis per i capelli con forza eccessiva.
La puttana sobbalzò e invece di lamentarsi spalancò la bocca per dedicarsi alla carezza che, aveva imparato, a Mastro Petar piaceva più di ogni altra cosa nel gioco del piacere.

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